sabato 5 giugno 2010

Erdogan: non volteremo le spalle a Gerusalemme



Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di aver informato gli Stati Uniti del fatto che non accetta la classificazione del Movimento di resistenza islamica (Hamas) come organizzazione terroristica.

Ha aggiunto che Hamas è un movimento di resistenza che combatte per difendere la propria terra ; che molti dei suoi membri sono incarcerati nelle prigioni israeliana e benché abbiano vinto elezioni democratiche sono stati privati del diritto di governare.

 
Destino condiviso

Erdogan ha detto che l'attacco israeliano alla Flotta della libertà lunedì scorso all'alba nelle acque internazionali del Mar Mediterraneo "mostra la situazione di inaffidabilità e di scontro" che sta attraversando il governo israeliano.

In un discorso tenuto alla folla riunitasi a Konya per commemorare i martiri caduti nell'attacco israeliano ha assicurato che “se il mondo ha voltato le spalle alla Palestina la Turchia non le volterà mai né a Gerusalemme né al popolo palestinese”.

Ha detto che “il destino del popolo palestinese non è separato da quello della Turchia, il destino di Ghaza non è separato da quello di Ankara”, ha aggiunto che Ramallah, Nablus, Rafah, Khan Yunis, Betlemme e Jenin “sono tutte città non separate da Konya”. “Se il mondo tace noi non lo faremo, se il mondo chiude gli occhi su questo massacro noi non lo faremo, se il mondo resta a guardare questo bagno di sangue noi non resteremo inerti e non lasceremo che il sangue scorra, perché ciò non è degno della Turchia e del suo popolo”.


Riduzione delle relazioni

Il discorso di Erdogan arriva dopo l'annuncio che la Turchia ridurrà al minimo i suoi rapporti con Israele; attualmente sta lavorando per valutare gli accordi che hanno, mentre Bulent Arnak, portavoce del primo ministro turco, ha comunicato alla televisione N.T.V. che Ankara ridurrà le relazioni militari ed economiche con Israele.

C'è una cooperazione tra l'esercito e l'industria bellica dei due Paesi, che rappresenta il punto di forza dell'alleanza turco-israeliana, iniziata nel 1996 con la firma di un accordo di cooperazione
militare.

Le aziende israeliane sono tra i principali sostenitori economici del fabbisogno militare turco. C'è un progetto in corso tra i due Paesi del valore di 183 milioni di dollari per la costruzione di dieci aerei senza pilota e le relative apparecchiature di controllo per l'esercito turco.

Dopo l'attacco il ministro della difesa turco, Vecdi Gonul, ha detto che la crisi non ostacolerà la realizzazione del progetto.

Mercoledì il presidente turco Abdullah Gul ha detto in discorso televisivo che “le relazioni tra i due Paesi non torneranno alla normalità” aggiungendo che “Israele ha commesso uno dei più grandi errori della sua storia”.


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