Il presidente russo, Dimitri Medvedev, giovedì scorso ha dichiarato di vedere nella proposta avanzata dal Brasile di uno scambio di uranio arricchito con l’Iran una possibile via di uscita dall’impasse sul programma nucleare iraniano.
Il Brasile difende l’idea secondo la quale la Turchia sarebbe la depositaria dell’uranio iraniano leggermente arricchito.
Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha già discusso la questione a Washington con il premier turco Recep Tayyip Erdogan e con il presidente degli USA Barack Obama, come alternativa alle dure sanzioni che propone il governo americano.
«Se questo tipo di proposta avrà l’appoggio di tutti i partecipanti a questo processo, allora non sarà una maniera malvagia di risolvere la situazione», ha detto Medvedev.
Secondo la proposta delle potenze, sotto la mediazione della AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), l’Iran imbarcherebbe il 70% del suo stock di uranio leggermente arricchito, che sarebbe poi convertito – in Francia o in Russia – in capsule di combustibile compatibili con la produzione di isotopi per uso medico.
Teheran ha rifiutato la proposta sostenendo che il progetto dell’accordo non presentava le garanzie necessarie per la consegna del combustibile. Dopodiché, il paese ha presentato una controproposta per un interscambio graduale e ha intervallato accenni di dialogo con dure dichiarazioni sulla sovranità del suo programma nucleare.
Con la paralisi delle negoziazioni, l’Iran ha annunciato di aver iniziato lo scorso febbraio ad arricchire l’uranio del 20%, proprio in risposta al risentimento delle grandi potenze. Da allora, gli Stati Uniti guidano una campagna per un nuovo giro di sanzioni in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Gli iraniani corteggiano Brasile, Turchia e altri membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza per prevenire possibili sanzioni. Soltanto i membri permanenti del Consiglio – Cina, USA, Francia, Stati Uniti e Russia – possono approvare la proposta delle sanzioni, ma la forte opposizione dei membri non permanenti potrebbe rafforzare il caso iraniano.
Il Brasile ha sollecitato i Paesi occidentali a negoziare una soluzione equa con l’Iran sul suo programma nucleare e ha chiesto a Teheran di offrire garanzie sul fatto che il suo programma nucleare non abbia ambizioni militari.
Scritto da Redazione Locale, Folha de São Paulo
disponibile online all'indirizzo: http://www1.folha.uol.com.br/folha/mundo/ult94u734004.shtml
Visualizzazione post con etichetta Nucleare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nucleare. Mostra tutti i post
domenica 16 maggio 2010
venerdì 9 aprile 2010
Accordo storico Stati Uniti - Russia. Si stringe la morsa sull'Iran
Mosca e Washington riducono gli armamenti nucleari del 30% ed il presidente russo si dispiace per la mancata collaborazione di Teheran... e per le sanzioni sul petrolio.
Washington-Praga-Londra: "Asharq al-Awsat"
Ieri Stati Uniti e Russia hanno firmato un accordo storico sulla riduzione dei loro potenti arsenali nucleari (più volte vicini a distruggere il mondo) inviando così un segnale a quelle nazioni che si sono impegnate ad acquisire armi nucleari, affinché rinuncino alle proprie ambizioni. Allo stesso tempo le dichiarazioni dei due Paesi, dopo la firma dell'accordo a Praga tra il presidente americano Barak Obama ed il russo Dmitri Medvedev, hanno manifestato all'Iran l'intenzione di stringere il cerchio sul dossier nucleare. Questo avviene 48 ore dopo l'annuncio di Obama riguardante la sua strategia nucleare, che comprende la rinuncia a servirsi di armi atomiche contro Paesi che non ne dispongono, escludendo tra essi Iran e Corea del Nord.
Obama ha affermato che il suo Paese lavora con la Russia per imporre all'Iran sanzioni più dure ed ha aggiunto: "Lavoriamo insieme al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché passino sanzioni più dure contro l'Iran e non saremo indulgenti con comportamenti che violino il trattato di non proliferazione".
Dal canto suo Medvedev, dopo aver sottoscritto il trattato, ha espresso il suo rammarico per il mancato adempimento dell'Iran ai "consigli" riguardo il suo programma nucleare. Ha anche detto che se le sanzioni saranno imposte è necessario che siano intelligenti. Ha descritto le sue discussioni con Obama sulla natura delle sanzioni imposte all'Iran a causa del suo programma nucleare come serene ed aperte.
Il nuovo trattato firmato ieri ridurrà gli arsenali nucleari strategici, che i due vecchi nemici avevano sviluppato durante la guerra fredda, di circa il 30% nell'arco di sette anni. Tuttavia rimangono ad entrambi armi sufficienti ad annientare l'altro.
Ieri la Casa Bianca ha affermato che gli Stati Uniti non fisseranno come obiettivo delle sanzioni all'Iran il cambio del regime. Un alto responsabile americano ha detto, da parte sua, che i presidenti americano e russo durante il summit di Praga hanno discusso la possibilità di imporre sanzioni al settore energetico iraniano. Intanto ieri a New York sono cominciati, a livello diplomatico, dei dibattiti tra le nazioni (5+1) che rappresentano i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza con l'aggiunta della Germania e la presenza della Cina, le quali hanno confermato la loro collaborazione.
Susan Rice, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, ha dichiarato alla stampa presente a New York: "Le trattative sono cominciate da tempo nelle capitali ma è qui la realtà dei fatti, qui si concretizzano. Lavoriamo per una rapida risoluzione".
A queste [affermazioni] ha ribattuto ieri il Capo di Stato Maggiore iraniano Hassan Fayruz Abadi dicendo che il suo Paese risponderà a qualsiasi aggressione militare mossa dagli Stati Uniti colpendo le forze americane stanziate in Medio Oriente.
Articolo originale apparso sul quotidiano As-Sharq al-Awsat.
Washington-Praga-Londra: "Asharq al-Awsat"
Ieri Stati Uniti e Russia hanno firmato un accordo storico sulla riduzione dei loro potenti arsenali nucleari (più volte vicini a distruggere il mondo) inviando così un segnale a quelle nazioni che si sono impegnate ad acquisire armi nucleari, affinché rinuncino alle proprie ambizioni. Allo stesso tempo le dichiarazioni dei due Paesi, dopo la firma dell'accordo a Praga tra il presidente americano Barak Obama ed il russo Dmitri Medvedev, hanno manifestato all'Iran l'intenzione di stringere il cerchio sul dossier nucleare. Questo avviene 48 ore dopo l'annuncio di Obama riguardante la sua strategia nucleare, che comprende la rinuncia a servirsi di armi atomiche contro Paesi che non ne dispongono, escludendo tra essi Iran e Corea del Nord.
Obama ha affermato che il suo Paese lavora con la Russia per imporre all'Iran sanzioni più dure ed ha aggiunto: "Lavoriamo insieme al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché passino sanzioni più dure contro l'Iran e non saremo indulgenti con comportamenti che violino il trattato di non proliferazione".
Dal canto suo Medvedev, dopo aver sottoscritto il trattato, ha espresso il suo rammarico per il mancato adempimento dell'Iran ai "consigli" riguardo il suo programma nucleare. Ha anche detto che se le sanzioni saranno imposte è necessario che siano intelligenti. Ha descritto le sue discussioni con Obama sulla natura delle sanzioni imposte all'Iran a causa del suo programma nucleare come serene ed aperte.
Il nuovo trattato firmato ieri ridurrà gli arsenali nucleari strategici, che i due vecchi nemici avevano sviluppato durante la guerra fredda, di circa il 30% nell'arco di sette anni. Tuttavia rimangono ad entrambi armi sufficienti ad annientare l'altro.
Ieri la Casa Bianca ha affermato che gli Stati Uniti non fisseranno come obiettivo delle sanzioni all'Iran il cambio del regime. Un alto responsabile americano ha detto, da parte sua, che i presidenti americano e russo durante il summit di Praga hanno discusso la possibilità di imporre sanzioni al settore energetico iraniano. Intanto ieri a New York sono cominciati, a livello diplomatico, dei dibattiti tra le nazioni (5+1) che rappresentano i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza con l'aggiunta della Germania e la presenza della Cina, le quali hanno confermato la loro collaborazione.
Susan Rice, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, ha dichiarato alla stampa presente a New York: "Le trattative sono cominciate da tempo nelle capitali ma è qui la realtà dei fatti, qui si concretizzano. Lavoriamo per una rapida risoluzione".
A queste [affermazioni] ha ribattuto ieri il Capo di Stato Maggiore iraniano Hassan Fayruz Abadi dicendo che il suo Paese risponderà a qualsiasi aggressione militare mossa dagli Stati Uniti colpendo le forze americane stanziate in Medio Oriente.
Articolo originale apparso sul quotidiano As-Sharq al-Awsat.
Iscriviti a:
Post (Atom)