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mercoledì 22 dicembre 2010

Psyco M, polemica costruttiva? Rap arabo tra integralismo e lucide analisi.

La settimana scorsa mi sono imbattuto in Marionette, un brano di Psyco M (al secolo Muhammad al-Jandoubi), rapper tunisino.
La canzone in circa dieci minuti  esamina e correla diversi fenomeni, dal governo mondiale retto da società segrete all'uso strumentale di manovre economiche atte ad indebolire ed affamare intere nazioni, ricorda quanto fuorviante possa essere ritenere Bush e Omaba figure differenti in quanto aderenti alla stessa dottrina e rispondenti agli stessi ordini, denuncia l'influenza delle corporations nelle scelte politiche e fa un breve excursus della "carriera bellica" statunitense, dall'affondamento del Lusitania alle Twin Towers. Dopo aver descritto uno scenario in cui la propaganda è al servizio della guerra e quest'ultima è al servizio dell'economia, dopo aver messo in luce i reali problemi di un mondo che parrebbe alla deriva sospinto da interessi economici privati che affamano, derubano e uccidono innocenti il cantante si domanda, giustamente, come sia possibile credere alla propaganda dell'establishment che dipinge l'islam come il principale nemico dell'umanità.




giovedì 16 dicembre 2010

10 anni di carcere per del rap "sovversivo"

Tempo fa riportavo il caso di un sito tunisino vittima della censura per aver recensito il brano di un rapper che chiedeva conto e ragione al presidente della Repubblica. 
Evidentemente il rap è un genere musicale che non va particolarmente a genio ai governanti maghrebini visto che due fratelli algerini, Abderrahman (23) e Hocine (24) Tounsi e sono stati condannati rispettivamente a dieci (10!) e tre anni di carcere; il primo, fuggito in Francia, con l'accusa di attentato ai simboli dello Stato ed al presidente della Repubblica ed apologia del terrorismo mentre il secondo solo per apologia di terrorismo. Sul sito di Algerie Focus è possibile leggere in dettaglio i capi d'accusa.

Il testo della canzone, con un linguaggio che in certi Paesi può risultare davvero eccessivo (a me ha ricordato gli esordi dei 99Posse sia per lo stile che per i contenuti), esorta il presidente, gli apparati dello Stato, ministri e forze dell'ordine a "farsi fottere". L'accusa di apologia di terrorismo pare derivi sia dal fatto che i rapper ritengono l'attuale classe dirigente algerina un male peggiore del terrorismo sia dal passaggio in cui si dice espressamente "vive el FIS, vive el terro" (min. 2:03). Nonostante questa frase in un passaggio successivo (min. 2:54)invitano a posare la spada e prendere carta e penna, concludendo il pezzo con l'augurio che l'Algeria possa vivere libera ed indipendente. E' doveroso sottolineare che in molti forum la maggioranza dei commentatori, pur condannando la gratuita volgarità del testo ed in alcuni casi la mancanza di rispetto nei confronti delle vittime del terrorismo (che in Algeria è stato un fenomeno reale, non paragonabile al fantasma che viene sventolato e strumentalizzato in Europa) riconosca l'eccessività della pena.

Quello che segue è il brano, chiedo scusa per questo post senza capo né coda ma ultimamente non ho molto tempo da dedicare alle traduzioni del blog... quindi mi limito a postare notiziole. Ma mi impegno solennemente a tornare con un bell'editoriale quanto prima, abbiate fede e pazienza

domenica 17 ottobre 2010

Raoui - Souad Massi

Oggi, per cambiare un po', vi propongo una canzone della cantante algerina Souad Massi. Una voce incantevole per una classica ballata, Raoui, dall'omonimo album del 2001.



*

giovedì 9 settembre 2010

Eka3, reshaping arabic music


Ultimamente per motivi che non sto qui a spiegarvi, anche perché non credo vi possano interessare, non ho molto tempo da dedicare al blog e dato che le traduzioni richiedono del tempo mi limiterò a segnalare cose interessanti che trovo navigando. E chissà che non ne venga fuori qualcosa di buono...

sabato 12 giugno 2010

Pizza, sole e mandolino

Non fa mai male ricordarsi che gli arabi non sono cammelli, deserto e donne velate...






sabato 24 aprile 2010

Concorso musicale nazionale palestinese: la maledizione del satellite persegue i partecipanti.

Ramallah (Cisgiordania) – Reuters – 

Si è concluso ieri presso l'istituto nazionale di musica “Edward Saiid” il concorso “Musicale nazionale palestinese” con la partecipazione di 380 compositori, musicisti e cantanti provenienti da Cisgiordania, striscia di Gaza, Gerusalemme, Golan siriano occupato e palestinesi che vivono in Israele.

Il direttore generale dell'istituto di musica Sahil Khoury al termine dell'esibizione canora di 14 ragazzi e ragazze, ha detto: “Hanno partecipato con noi a questa terza edizione del concorso “Musicale nazionale palestinese”  380 concorrenti nelle sezioni di musica orientale e classica, composizione e canto nelle sedi dell'istituto a Gerusalemme e Ramallah sia con la presenza personale che in video conferenza”.
Ha aggiunto: “Tutte le competizioni, eccetto quella di canto, si sono tenute a Gerusalemme, ed i concorrenti, palestinesi di Israele, del Golan, della striscia di Gaza e della Cisgiordania hanno partecipato insieme a noi dall'otto di questo mese; la cerimonia conclusiva per annunciare i risultati e proclamare i vincitori si terrà domani [l'articolo è del 19 aprile] al Palazzo della cultura di Ramallah.

Il musicista Marcel Khalife fa parte della commissione che giudicherà le composizioni di 14 partecipanti.
Dice Khoury: “Quest'anno abbiamo un nuovo premio intitolato a Marcel Khalife dedicato ai giovani compositori palestinesi, vuole essere un incoraggiamento all'innovazione ed un sostegno per i giovani autori che abbiano meno di 40 anni”.
La giuria del concorso, che includeva il compositore Issa Boulos, il suonatore di 'ud Samir Jubran, e gli artisti Rima Talhami e Hani Asaad ha ascoltato ieri, nel salone dell'istituto, 14 voci che hanno cantato Umm Kalthoum, Mohamed Abd el Wahab, Abd el Halim Hafez, Fairouz, Samih Shakir e Marcel Khalife, tra le quali sono ne sono emerse di promettenti.
Rima Talhami ha affermato che “i concorsi ci danno la possibilità di ascoltare giovani voci palestinesi che vogliono esprimersi. Oggi abbiamo ascoltato delle voci molto belle e mi permetto di dire tra le migliori presenti sulla scena artistica”. Ha aggiunto che “queste voci grezze hanno bisogno di essere protette così come hanno bisogno che si lavori di più affinché si preferisca lo spirito delle canzoni al facile sentimentalismo che propongono in questi giorni i canali satellitari. Bisogna presentare il patrimonio canoro nella sua cornice”.
Ha rilevato inoltre che la fascia di età più piccola nella competizione canora, quella fino ai 16 anni, non era di un livello adeguato, “sembrava influenzata dai canali satellitari e dal modo di cantare che promuovono i grandi, perciò la commissione ha invitato a non assegnare il primo premio a nessun partecipante”.
Boulos non è apparso soddisfatto del livello dei partecipanti e ha detto: “non si tratta di cinismo... il canto deve essere studiato, appreso. Bisogna imparare dalle esperienze dei grandi artisti come Umm Kalthoum... cantare non è solo ripetere le parole”.

Articolo apparso su Al Hayat.

giovedì 8 aprile 2010

Shadha Hassun celebra l'occupazione dell'Iraq!

“Promessa di 'Arqub” è un modo di dire, utilizzato per indicare la violazione di un accordo, ispirato al racconto di 'Arqub, un gigante che promise a suo fratello un dattero della sua palma ma venne meno a tale promessa.
“Promessa di 'Arqub” è anche il titolo di una nuova canzone dell'irachena Shadha Hassun.
Il brano narra la storia di una ragazza che pone fine alla sua relazione con un giovane che ha tradito la promessa fatta-le.
Tuttavia la visione del videoclip pone numerosi interrogativi.
Il più importante tra questi è la relazione della canzone con un Paese come l'Iraq?
Perché il video raffigura la storia di una irachena che durante l'occupazione si innamora di un soldato americano e rifiuta di riprendere la relazione dopo averla interrotta?
E' possibile che questa sceneggiatura, estranea all'argomento della canzone, abbia degli aspetti che esulano dall'ambito artistico?

Forse dobbiamo tornare agli inizi [della carriera] di Hassun per capire le problematiche della canzone.
Alla fine di luglio del 2007 la selezione irachena di calcio vinceva la Coppa d'Asia. Era naturale che la gente festeggiasse per la vittoria della propria squadra e per l'occasione videro la luce numerose canzoni-meteora.
Nello stesso periodo Hassun (classe 1980) viveva l'ebbrezza per la sua vittoria, la consacrazione a stella di Star Academy.
In quanto irachena era naturale che inaugurasse il suo cammino con una canzone dedicata alla selezione del suo Paese.
Così usciva [il singolo] “Ibn bilady... mansur bi-idhn Allah” (Figlio del mio Paese... vittorioso per volere di Dio) al quale aggiungeva un comunicato promozionale destinato alla televisione nel quale appariva con tre giocatori della nazionale irachena.
Quel giorno il comunicato raccontava della fiducia degli iracheni nella ricostruzione del loro Paese sfinito dalle guerre.

Il problema è che quel giorno Hassun non aveva coscienza del fatto che la nazionale del suo Paese aveva segnato un gol non solo contro la selezione saudita ma anche contro le società di produzione e le televisioni satellitari che hanno in mano il mercato artistico arabo, le quali, in sintesi, sono... saudite!
La giovane cantante era quindi entrata in una guerra che l'ha stretta d'assedio fino a quando, dopo più di due anni, non ha trovato un accordo per il quale ha accettato di cantare una canzone saudita dal titolo... “Wu'ud 'Arqub” (Promessa di 'Arqub). Come abbiamo detto la canzone racconta la storia di una ragazza abbandonata dal suo amato il quale dopo un certo periodo torna da lei ma viene respinto.
Fin qui le cose sembrano normali. Però, improvvisamente, compaiono l'Iraq, l'occupazione e una storia d'amore iracheno-americana! Hassun conversa col suo amato americano e lo rimprovera, seduta nella sua stanza da letto... che si trova all'interno di un camion militare!
Questa brutta immagine può spingerci a riflettere sul mistero che sta dietro all'accordo commerciale che Hassun ha accettato per interrompere la guerra mossa-le dalle società di produzione finanziate dai sauditi. Un accordo che mirava a denigrare la donna irachena, e che ha permesso l'uscita imminente del primo album di Hassun, ostacolato per tre anni.

Ma non basta la visione quotidiana del sangue degli innocenti versato sul suolo iracheno da anni, persino lo sfruttamento di una canzone per offendere un popolo che non ha niente a che fare con quello che sta succedendo? Il Paese dei due fiumi è diventato la vacca che tutti vogliono mungere?
Domande amare per una realtà amara.


Il videoclip in questione è visionabile su
youtube (appena capirò come fare inserirò direttamente la finestrella del video, anzi, sono graditi suggerimenti).


Articolo originale di Hussein as-Sakkaf reperibile sul sito di
al-Akhbar.