“C’est pas fini”, non è finita: questo il messaggio che si è diffuso a macchia d’olio in rete dopo il discorso di Ben Ali. Così hanno risposto i tunisini praticamente all’unanimità escludendo ovviamente i prezzolati RCD. Già ai blocchi di partenza prima dell’inizio del discorso, testimoni affermano che le auto che si sono viste sfilare erano già pronte prima che il presidente aprisse anche solo la bocca, i fedelissimi del presidente hanno infatti montato una pantomima da vittoria calcistica: clacson e sventolio di bandiere per plaudere alle concessioni della loro magnanima guida.
Secondo alcuni quotidiani la gente ha sfidato il coprifuoco per festeggiare la vittoria. Un’allegra banda di coraggiosi che, sapendo perfettamente di non rischiare nulla abbaiando un sostegno incondizionato al governo, cerca di gettare fumo negli occhi. E, a quanto pare, colpisce in pieno alcuni giornalisti. Perché solo con gli occhi annebbiati dal fumo si poteva pensare che tutto fosse finito con il festeggiamento di una sparuta combriccola. Erano in pochi rispetto ai manifestanti dei giorni scorsi; erano pochi agli occhi di chiunque sia sceso per strada ieri sera per seguire gli avvenimenti. Erano pochi e prezzolati: se la notizia è arrivata a me alle dieci di sera com’è che stamattina, comprando il giornale, leggo che “la piazza esulta: vittoria”?
La piazza, quella vera, non ha esultato. Parte della piazza, per pochi attimi, ha anche temuto che fosse davvero finita sentendo i cori da stadio urlare “viva ben ali” . Hanno temuto che qualcuno volesse davvero svendere 70 vite per youtube.
Ma non è finita. Non è finita perché nessuno ha creduto in un presidente che si è voluto far passare da ignaro, da ingannato, da innocente. Un presidente che dopo aver chiamato i manifestanti terroristi dopo due giorni vira decisamente rotta affermando di averli capiti e di aver intenzione di punire i responsabili. Il problema per Ben Ali è che i tunisini sanno di chi è la responsabilità; lui è il responsabile. Per questo gli chiedono di andarsene.
Glielo stanno chiedendo in tanti, in tante città, in tutto il paese. Da stamattina glielo sta chiedendo un' Av.Bourguiba gremita di cittadini che hanno rispetto per chi si è sacrificato per un paese diverso e per chi è morto sotto i colpi della repressione; cittadini che non le daranno altri tre anni per finire il suo mandato dopo tutto il sangue che hanno visto versare in questi giorni. Neanche dopo le false promesse. Perché di false promesse si tratta, proprio mentre scrivo me ne arriva la conferma.
In questo momento mi scrivono di spari nel quartiere Cité Olympique, al Kram e a Salambo, di guerriglia al Menzah 6, di spari davanti al Ministero dell’Interno, di spari, spari, spari…
Di un numero di vittime che continua a salire.
Ancora mentre scrivo: Ben Ali ha destituito i membri del governo e proclamato elezioni legislativa anticipate fra sei mesi. Ma il massacro continua. Perché le uniche dimissioni che chiedono sono quelle del presidente.
“Ils sont en train de nous massacrer”, ci stanno massacrando, ha scritto qualcuno pochi minuti fa.
Fino a quando?
“Ben Ali dégage”, fino ad allora non smetteranno di lottare e fino ad allora dall’altra parte continueranno a sparare.
Non posso neanche più scrivere, succedono troppe cose, troppo velocemente.
Seguiranno aggiornamenti…
Nessun commento:
Posta un commento