mercoledì 21 aprile 2010

Olocausto, chi insegna a chi?

Articolo di Bassam Bounenni tratto da al-Akhbar


Attraverso la rete dei centri culturali le ambasciate francesi nel mondo arabo hanno iniziato una serie di conferenze sul Progetto Aladdin, volte a farci prendere coscienza dell'olocausto! Ma poiché la Tunisia istituzionale ultimamente si è impegnata nello scegliere quale popolo può darle delle lezioni, la prima delle conferenze ha tirato già le mura del centro culturale francese di Tunisi. Va da se che non è necessario ricordare che gli organizzatori non hanno avuto bisogno di alcun permesso, come succede invece per le attività che l'opposizione od i sindacati organizzano per la causa palestinese. Qui di seguito le cause sufficienti al rifiuto della partecipazione tunisina al progetto.
In primo luogo non c'è un tunisino che si rispetti che dubiti dell'olocausto. Forse la dichiarazione di Habib Bourguiba al giornale "L'action" (2 gennaio 1938) e la migliore prova di ciò. Il fondatore della Repubblica tunisina disse:"L'ebraismo è una religiosità mentre il sionismo è una tesi". Chiedeva che si distinguesse tra ebraismo e sionismo, esattamente come i pensatori durante la seconda guerra mondiale chiedevano che si distinguesse tra Germania e nazismo. In secondo luogo come possiamo accettare lezioni sull'olocausto? Forse i responsabili del progetto (portato avanti da una Francia che maschera le porcherie della sua storia coloniale) ignorano che migliaia di tunisini ebrei avevano portato la stella gialla mentre altri erano costretti a lavori ridicoli? E chi dubita anche solo un secondo del fatto che i tunisini musulmani abbiano protetto gli ebrei dalle forze naziste in Tunisia tra il 42 ed il 43, come Khaled 'Abd el-Wahhab, il primo ebreo al quale la fondazione Yad Vashem abbia concesso il titolo di "filantropo"?

I responsabili del progetto negano la storia e la manipolano. Quando Parigi ha riconosciuto il ruolo storico di Moncef Bey nel combattere il nazismo nel nostro Paese? O forse agli antenati degli organizzatori del progetto Aladdin è stato sufficiente spogliarlo dell'accusa di "collusione con i nemici"? Ai francesi conviene riconoscere il valore di questo leader prima di impartirci lezioni di rispetto alle vittime della guerra. La riabilitazione è un dovere per via della loro storia coloniale in Tunisia. Infine come può il governo accettare di far parte del progetto se i suoi promotori si rifiutano di accettare l'olocausto palestinese? E l'Unesco, sotto la pressione di Israele e dei suoi amici, non si è forse tirata indietro nel riconoscere il sionismo come una forma di razzismo?
E se il nostro Paese avesse permesso di ospitare questi seminari avremmo dovuto accettare l'arrivo di Serge Klarsfeld, padre del soldato israeliano Arno Klarsfeld? E se il progetto Aladdin fosse una porta alla "normalizzazione"?

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