lunedì 21 marzo 2011

Tripoli, bel suol d'amore (100 anni dopo)


Ma quale guerra... Abbiamo tutti frainteso: si tratta di una rievocazione storica per festeggiare i cento anni della Guerra di Libia.








La Tripolitania non può rimanere turca, deve diventare europea..Se non sarà dell’Italia, sarà una forza contro l’Italia” 

Corriere della Sera, 12 settembre 1911







"Il Governo italiano, vedendosi in tal modo ormai forzato a pensare alla tutela della sua dignità e dei suoi interessi, ha deciso di procedere all’occupazione militare della Tripolitania e della Cirenaica. Questa soluzione è la sola che l’Italia possa adottare, e il Governo italiano si aspetta che il Governo Imperiale voglia dare gli ordini occorrenti affinché essa non incontri, da parte degli attuali rappresentanti ottomani, alcuna opposizione, e i provvedimenti, che necessariamente ne derivano, possano effettuarsi senza difficoltà. Accordi ulteriori saranno presi dai due Governi por regolare la situazione definitiva che ne risulterà."


La Stampa, 29 settembre 1911







Ma i nazionalisti e i gazzettieri tripolini sanno tutto.
Per essi una notizia, vera o fallace che sia, purché risponda ai loro preconcetti, è sempre buona, e va subito messa in circolazione senza ritardo.
Ricordiamoci che la frottola delle 340 spighe nate da un solo chicco in Cirenaica, fu pubblicata su 600 mila copie del « Corriere della Sera », nell'articolo di fondo, proprio la sera del 27 settembre, mentre non era ancora lanciato alla Turchia il nostro ultimatum. Questa frottola è stata letta e creduta da milioni d’italiani; è stata riprodotta da migliaia di giornali e giornaletti locali; ha contribuito certo fortemente a creare quella frenesia, da cui tutta l'Italia era presa sugli ultimi di settembre; frenesia fatta 1) d'ingordigia per le ricchezze favolose da conquistare; 2) di sicurezza leggerona per la nessuna difficoltà dell'impresa (gli arabi « ci aspettano a braccia aperte », « avevano preparate le bandierine », « i turchi, vile razza cenciosa, si sarebbero subito sbandati »); 3) di furore bestiale contro chi si rifiutava di abdicare all’uso della ragione nella stoltezza universale; frenesia contro cui nessun governo poteva oramai più lottare.” 



Da un articolo di Gaetano Salvemini apparso su L'Unità nel 1911

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