mercoledì 17 novembre 2010

Esempi di censura presi quasi a caso...



- In Tunisia il sito Tunivision recensisce il brano di un giovane rapper. La canzone è una lettera rivolta al presidente Ben Ali.
Tre giorni dopo l'articolo viene censurato benché non contenga alcun elemento pornografico né inciti in all'odio o alla violenza.
Il presidente Ben Ali afferma in un comunicato rivolto al presidente del sindacato dei giornalisti tunisini che "oggi in Tunisia non esiste alcun tabù, i media tunisini possono trattare ogni questione senza alcuna forma di censura che non sia quella imposta dalla propria coscienza, nel rispetto della legge e dell'etica professionale".




- In Marocco le autorità bloccano l'attività del canale satellitare Al-Jazira, reo di nuocere con i suoi servizi all'immagine del regno atlantico.
In Algeria questo blocco è valido dal 2004.
In Tunisia non è possibile accedere al sito internet (la censura internet in Tunisia meriterebbe una serie di post).


- La redazione di al-Jazira si chiede se sia lecito e conveniente chiudere (censurare?) certi canali religiosi satellitari.


Ci sono casi in cui censurare può essere considerato un doloroso antidoto (al fondamentalismo religioso, ad esempio) oppure la censura rappresenta sempre e comunque un freno allo sviluppo di una società?

Se al-Jazira prende in considerazione l'eventualità di censurare i canali religiosi che mettono a repentaglio la stabilità di molti Paesi arabi può a sua volta indignarsi se il Marocco la censura ritenendola pericolosa per la stabilità del regno?
Dov'è il confine tra difesa degli interessi nazionali e autocrazia?

Pongo questa domanda anche alla luce di quanto esposto da Mahmud Hawas nell'articolo tradotto in precedenza.



7 commenti:

Camilla ha detto...

Bella domanda. Ti posso dire quello che penso io. In alcuni casi estremi secondo me la censura è giustificata. Mi riferisco a casi in cui si realizzano contemporaneamente due fattori: il messaggio è falso e violento ed il pubblico non possiede gli anticorpi per capire che questo messaggio è falso e violento. Come esempio ti allego un video che una ragazza che è tra i miei contatti su Facebook ha pubblicato, e che dimostra come alcuni media arabi trasmettano messaggi profondamente antisemiti - non anti Israele, che già non sarebbe una cosa corretta di per sè, proprio antisemiti. Ora, un video del genere trasmesso in un contesto come quello arabo che identifica Israele con gli ebrei e vede nel primo il nemico, e che non ha vissuto l'Olocausto e quindi non è passato poi attraverso un'opera di riflessione sui mali del razzismo (in generale, nel caso particolare dell'antisemitismo) può avere effetti pericolosissimi e non teorici, ma anche pratici. Inoltre io credo che in alcuni casi, anche quando manca il secondo requisito che ti ho detto, cioè anche quando in teoria il pubblico è in grado di capire che il messaggio è completamente sbagliato, ci voglia se non la censura una forte condanna di quello che viene espresso. Perché se questa manca si potrebbe pensare che magari le cose che si dicono non sono così sbagliate alla fine. Anche qui un esempio: frequentavo un forum di ragazzi giovani in cui un utente scriveva post simpaticissimi invocando la superiorità della razza bianca sulle altre razze con toni che i leader del KKK un pochino si sarebbero sentiti in imbarazzo. La politica del forum era di rispettare la libertà di opinione, e quindi nessuna delle sue stronzate veniva censurata: anche se la maggior parte di noi era in grado di capire con chi aveva a che fare, e gli rispondeva a tono, nei più sprovveduti - che magari all'inizio pensavano quello che pensavamo noi, e cioè che questo fosse un caso umano da manicomio - si faceva largo l'idea che magari visto che gliele lasciavano dire quelle cose non erano poi sbagliate del tutto. Detto questo, rimane fermo l'altro problema che tu ben identifichi, e cioè, una volta ammesso che la censura è in certi casi lecita, come stabilire il limite. Non credo ci sia una regola scientifica e penso che molto si debba basare sul buon senso: se è il potere che censura una opinione vera e a lui avversa, bene, siamo praticamente sicuri che è un caso di violazione della libertà di opinione e di stampa. Ma perché una opinione venga tutelata, deve essere degna di rispetto e basata su fatti.

Il video di cui ti parlavo: http://vimeo.com/16779150

Camilla ha detto...

Mi era sparito il commento quindi l'ho rimesso. Se appare in doppione dimmelo che lo cancello. Con i blog non si sa mai bene...

Giorgioguido Messina ha detto...

"In alcuni casi estremi secondo me la censura è giustificata. Mi riferisco a casi in cui si realizzano contemporaneamente due fattori: il messaggio è falso e violento ed il pubblico non possiede gli anticorpi per capire che questo messaggio è falso e violento."

Concordo pienamente, ma a questo punto dovremmo censurare l'ottanta percento degli spot commerciali i quali fanno violenza psicologica su persone che non sono sempre in grado di capire quanto sia falso il messaggio e buttano centinaia di euro in gratta-e-vinci o cercano la felicità in un prodotto ;)
Ma questo è un altro discorso, o forse no...
Tempo fa il governo francese censurò i canali al-Manar e al-Aqsa con l'accusa di fomentare l'estremismo. In molti reagirono dicendo che non era possibile considerare la resistenza come estremismo. Anche qui definire cosa è violento al punto da essere passibile di censura diventa complicato.
Tengo a precisare che non sto difendendo a priori canali che ospitano anche dei cerebrolesi pericolosi (perché allo stesso modo ospitano persone come il dottor Said Okasha, al minuto 13 del video che segnali).

Giorgioguido Messina ha detto...

Questo è l'articolo sulla censura di al-Aqsa, non so perché non mi abbia attivato il link nel testo...
http://canaledisicilia.blogspot.com/2010/06/vietata-al-aqsa-terrorismo-informativo.html

Camilla ha detto...

Scusa il ritardo nella risposta (non ho nemmeno letto l'articolo), ma ho scritto un poema da me, quindi mi ha portato via tempo. Diciamo che secondo me un buon criterio è il buon senso - ma sarà universale? - per cui se al-Manar dice "l'occupazione è sbagliata" è un conto, se dice "i sionisti - o peggio gli ebrei - vanno mandati via a calci nel sedere" è ben altra cosa. Io non amo che i media occidentali usino a sproposito il termine terrorismo ma nemmeno mi piace che il resistenza diventi un ombrello sotto cui si riparano anche soggetti di un certo tipo.

Giorgioguido Messina ha detto...

Beh ma se la prima parte della frase va bene (L'occupazione è sbagliata) l'altra mi sembra una sua conseguenza logica (e i sionisti vanno mandati via a calci nel sedere). Uno può anche non essere d'accordo ma la logica non fa una piega. Il discorso però è diverso se entra in gioco la discriminazione su base confessionale.

Camilla ha detto...

Intendevo da tutta Israele... Non volevo usare l'abusata espressione "buttarli a mare". Sono stata poco chiara.