domenica 20 giugno 2010

Paesi africani cercano di contrastare la desertificazione.





Roma, Beirut - “Al-Hayat”


Undici capi di Stato africani si sono riuniti nella capitale del Chad, N'jamena, per discutere dell'avanzata del Sahara nel continente africano e per sostenere il progetto di creazione di una cintura verde di alberi atta a bloccare il deserto. Questo è quanto afferma il sito della BBC.


Il progetto comprende la messa a dimora di alberi che formino una cintura larga 15 chilometri e lunga 7000 che vada dal Senegal, ad ovest del continente, fino a Gibuti, ad est. Il progetto che si chiama “La grande muraglia verde” è passato con il sostegno di 11 Paesi dell'Unione africana. L'idea era nata cinque anni fa ma non venne realizzata per mancanza di fondi. Gli esperti temevano una mancanza di cure adeguate per gli alberi dopo la loro messa a dimora.


I sostenitori del progetto sperano che la cintura di vegetazione possa contribuire a rallentare l'erosione del suolo, a ridurre la velocità dei venti, a permettere al suolo di assorbire l'acqua piovana e ad arrestare il propagarsi della desertificazione contribuendo così ad accrescere la produttività del suolo in queste regioni e a sviluppare l'agricoltura ed il pascolo, che sono considerati una fonte di sostentamento per gli abitanti.


D'altronde giovedì scorso l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) ha  celebrato la giornata mondiale contro la desertificazione. Ha pubblicato una guida per un progetto da applicare in Mauritania che consiste nel consolidare le dune di sabbia per contrastare con successo la continua invasione di sabbia e l'espandersi di chiazze desertiche.


La guida rappresenterebbe un modello per progetti simili in Africa che mirino ad affrontare il problema dell'avanzata dei deserti che si verifica con le tempeste di vento che trasportano sabbia, la quale si deposita sotto forma di dune sulle coste e lungo i corsi d'acqua, i terreni agricoli, le aree verdi e quelle incolte. Così facendo copre villaggi, strade, oasi, canali di irrigazione, coltivazioni e dighe e causa gravi danni economici che aggravano le condizioni di povertà e di insicurezza economica.


Il progetto, oltre alla scelta delle piante autoctone richieste e dei tipi di alberi più adatti, è riuscito ad ottenere la partecipazione delle popolazioni locali e delle autorità nazionali nel consolidare in Mauritania appezzamenti di terreno a rischio per 857 ettari, nella periferia della capitale Nouakchott e nelle regioni costiere meridionali utilizzando circa 4 milioni di piante in aggiunta a quelle dei vivai pubblici, formando così una grande muragli verde.


La FAO, in collaborazione con l'Unione africana, ha lanciato un progetto parallelo del valore di 460mila dollari per attuare le attività del progetto del muro verde mauritano in altri cinque Paesi scelti nella regione del Sahel. Questi sono Chad, Gibuti, Etiopia, Mali e Niger. L'Unione europea intende donare 1.400.000 euro per attuare l'iniziativa anche in altri otto Paesi al di là delle regioni africane.


L'importanza del suolo


A Beirut la ESCWA (United Nations Economic and Social Commission for Western Asia) ha pubblicato per l'occasione un documento ispirato allo slogan della giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità dal titolo “La cura del suolo migliora la vita”, in linea con il tema dell'Anno internazionale per la diversità biologica, il 2010.


Il documento acquista importanza soprattutto nella regione “ESCWA” e nel mondo arabo, dove le problematiche del territorio sono di grande interesse dal momento che solo il 15% dei territori arabi è adatto a fini agricoli e di questi solo il 5% è utilizzato per produrre raccolti. La distribuzione dei terreni destinati a coltivazioni è sproporzionata tra i Paesi arabi, rappresenta il 60% in Palestina, il 30% in Libano e Siria e meno del 3% in Paesi come l'Egitto , l'Oman e l'Arabia Saudita.


Circa il 90% della regione è classificato come arido o molto arido,  ovverosia terreno desertico, mentre la parte rimanente, il 10%,  è per più del 70% destinata a deteriorarsi.








Articolo originale apparso il 19 giugno su Dar al-Hayat

2 commenti:

ale ha detto...

Non so...qualcosa si potrebbe fare, il problema sono le grandi organizzazioni internazionali che si occuperanno dell'impigo delle risorse per il progetto: costerà troppo e in troppi con quegli alberi ci mangeranno. Alcuni Paesi africani già sono all'opera per contrastare in qualche modo la desertificazione e già piccoli progetti hanno dato grandi risultati...se solo gli Stati volessero....
Saluti

Giorgioguido Messina ha detto...

Speriamo che a dispetto di altre occasioni, penso ai vari movimenti panafricanisti o all'Unione africana, questa volta i leader trovino una reale intesa su di un problema esiziale.