sabato 26 marzo 2011

I segni della sconfitta della rivoluzione in Libia




Il testo che segue gira da qualche giorno in internet. E' opera di Saoud Salem, un blogger libico che da anarkismo.net, il primo sito ad aver editato l'articolo in italiano, viene definito un anarchico. Risale al 17 febbraio e lo riporto perché l'ho trovato molto interessante.



I segni della sconfitta della rivoluzione in Libia





Tra poche ore, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU deciderà di dare inizio agli attacchi aerei contro la Libia. La Francia è già pronta stanotte.Condanniamo questa risoluzione internazionale. E respingiamo totalmente ogni intervento straniero in Libia, da qualsiasi parte, e specialmente quello francese. Quella Francia, che ha venduto a Gheddafi armi per un valore di miliardi, armi che ora vengono usate per colpire i libici, quella stessa Francia che ha continuato a fare affari con Gheddafi fino a 3 settimane fa.
Noi condanniamo questo intervento che trasformerà la Libia in un inferno peggiore. Si tratta di un intervento che ruberà la rivoluzione agli stessi libici, una rivoluzione che sta costando loro migliaia di morti fra uomini e donne.
E' un intervento che dividerà la stessa resistenza libica.
Ed anche se queste operazioni riuscissero a far cadere Gheddafi (o ad ucciderlo) come fu per Saddam Hussein, vorrà dire che dovremo agli Americani ed ai Francesi la nostra libertà e possiamo stare sicuri che ce lo ricorderebbero ogni istante.
Come possiamo accettare questa situazione? Come spiegheremo tutte queste vittime alle generazioni future e tutti quei cadaveri ovunque?
Essere liberati da Gheddafi solo per diventare schiavi di coloro che lo hanno armato e lo hanno sostenuto in tutti questi anni di violenza e di repressione autoritaria?
Dopo il primo errore - aver militarizzato la rivoluzione popolare - stiamo commettendo il secondo errore: l'istituzione di una nuova dirigenza o di figuri che provengono dai resti del regime libico della Jamahiriya. Ed il nostro terzo errore si sta realizzando inevitabilmente: chiedere aiuto ai nostri nemici. Spero solo che non commetteremo anche un quarto errore, e cioè l'occupazione e lo sbarco dei marines.
Sarkozy e la Francia sono nostri nemici; e lo sono anche di tutto il Terzo Mondo. Non nascondono il loro disprezzo nei nostri confronti. A Sarkozy importa solo di essere ri-eletto l'anno prossimo.
L'uomo che ha organizzato l'incontro tra Sarkozy ed i rappresentanti del consiglio nazionale ad interim non è altri che Bernard-Henri Lévy, un filosofo ciarlatano, e per coloro che non lo conoscono, si tratta di un attivista sionista francese che si impegna strenuamente a difesa di Israele e dei suoi interessi. Costui è stato visto recentemente in Piazza Tahrir per vigilare che i giovani rivoluzionari non se la prendessero con Israele.
Cosa possiamo dire delle bombe che arrivano?
Che esse non sanno distinguere tra chi è pro-Gheddafi e chi è contro.
Le bombe colonialiste, come ben si sa, hanno il solo scopo di difendere gli interessi dei commercianti di armi. Costoro hanno venduto armi per miliardi ed ora ne chiedono la distruzione... Poi noi compreremo altre armi col nuovo governo ed è una vecchia storia che si ripete. Ma ci sono persone che non sanno imparare senza commettere gli stessi vecchi errori di sempre.
Credo sia tutto molto chiaro: si tratta di un vero errore strategico, un errore che il popolo libico pagherà forse per anni. Forse per un tempo persino più lungo del governo di Gheddafi e della sua famiglia.
Mi appello oggi, in queste ore prima che la Libia comincia a bruciare come una nuova Baghdad, a tutti i libici, a tutti gli intellettuali agli artisti, ai laureati, a chi sa scrivere ed a chi è analfabeta, alle donne ed agli uomini, affinché rifiutino questo intervento militare di USA, Francia, Gran Bretagna e dei regimi arabi che sostengono. Al tempo stesso faccio appello a tutti i popoli perché ci sostengano: faccio appello agli Egiziani, ai Tunisini, ai Francesi, persino ai Cinesi, a tutti i popoli del mondo, perché siano benvenuti il loro appoggio e la loro solidarietà.
Ma per quanto riguarda i governi, tutti i governi, noi non gli chiediamo niente, se non di lasciarci in pace, di lasciarci risolvere il problema con Gheddafi per conto nostro.


Saoud Salem



Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali
17 marzo 2011 

venerdì 25 marzo 2011

Bar VS Media 1-0

Nonostante tutta la propaganda di guerra che in queste settimane abbiamo subito mi consola il fatto che le parole di questo giornalista siano le stesse che, in linea di massima, ascolto al bar quando prendo il caffè con gli amici .
O la propaganda ha fallito o frequento degli ottimi bar :)


lunedì 21 marzo 2011

Tripoli, bel suol d'amore (100 anni dopo)


Ma quale guerra... Abbiamo tutti frainteso: si tratta di una rievocazione storica per festeggiare i cento anni della Guerra di Libia.








La Tripolitania non può rimanere turca, deve diventare europea..Se non sarà dell’Italia, sarà una forza contro l’Italia” 

Corriere della Sera, 12 settembre 1911







"Il Governo italiano, vedendosi in tal modo ormai forzato a pensare alla tutela della sua dignità e dei suoi interessi, ha deciso di procedere all’occupazione militare della Tripolitania e della Cirenaica. Questa soluzione è la sola che l’Italia possa adottare, e il Governo italiano si aspetta che il Governo Imperiale voglia dare gli ordini occorrenti affinché essa non incontri, da parte degli attuali rappresentanti ottomani, alcuna opposizione, e i provvedimenti, che necessariamente ne derivano, possano effettuarsi senza difficoltà. Accordi ulteriori saranno presi dai due Governi por regolare la situazione definitiva che ne risulterà."


La Stampa, 29 settembre 1911







Ma i nazionalisti e i gazzettieri tripolini sanno tutto.
Per essi una notizia, vera o fallace che sia, purché risponda ai loro preconcetti, è sempre buona, e va subito messa in circolazione senza ritardo.
Ricordiamoci che la frottola delle 340 spighe nate da un solo chicco in Cirenaica, fu pubblicata su 600 mila copie del « Corriere della Sera », nell'articolo di fondo, proprio la sera del 27 settembre, mentre non era ancora lanciato alla Turchia il nostro ultimatum. Questa frottola è stata letta e creduta da milioni d’italiani; è stata riprodotta da migliaia di giornali e giornaletti locali; ha contribuito certo fortemente a creare quella frenesia, da cui tutta l'Italia era presa sugli ultimi di settembre; frenesia fatta 1) d'ingordigia per le ricchezze favolose da conquistare; 2) di sicurezza leggerona per la nessuna difficoltà dell'impresa (gli arabi « ci aspettano a braccia aperte », « avevano preparate le bandierine », « i turchi, vile razza cenciosa, si sarebbero subito sbandati »); 3) di furore bestiale contro chi si rifiutava di abdicare all’uso della ragione nella stoltezza universale; frenesia contro cui nessun governo poteva oramai più lottare.” 



Da un articolo di Gaetano Salvemini apparso su L'Unità nel 1911

mercoledì 2 marzo 2011

Invito ai lettori





Invitiamo tutti i lettori che si trovassero nel sudest siciliano a partecipare ad una conferenza sulle rivoluzioni arabe di questi mesi.
Interverranno docenti, studiosi ed attivisti.