Il Kirghizistan è un piccolo Paese dell'Asia centrale i cui abitanti sono in gran parte musulmani. Vi si trovano due basi militari, una americana e l'altra russa e le sue forze di sicurezza hanno una notevole esperienza nelle repressioni. Ciononostante non è stato possibile a queste basi né a queste forze di sicurezza proteggere il presidente Karman Bik Bakiyev dalla rabbia del popolo, che è sceso per le strade in una manifestazione clamorosa.
Questa è la seconda volta negli ultimi cinque anni che il popolo kirghizo si rivolta, che il presidente fugge per salvarsi la vita, che il Palazzo della Repubblica è oggetto di saccheggi e di incendi per mano della gente che protesta in massa e che l'opposizione prende il potere promettendo di organizzare elezioni parlamentari e presidenziali imparziali nell'arco di sei mesi.
L'autorità del presidente Bakiyev, come quella dei suoi omologhi in diversi Paesi arabi, è un esempio di degenerazione e nepotismo, saccheggio delle finanze pubbliche, utilizzo delle forze dell'ordine per reprimere i movimenti d'opposizione e abolizione delle libertà. Ma più importante ancora è il fatto che questo presidente, arrivato al potere cinque anni fa in seguito ad una sommossa popolare chiamata dagli americani "Rivoluzione dei tulipani", abbia truccato le elezioni, piazzato membri della sua famiglia in posti importanti e delicati e predisposto il figlio maggiore alla sua successione, esattamente come i nostri governanti arabi.
Il detonatore della rivolta che lo ha rovesciato si è acceso nel momento in cui il governo ha aumentato il prezzo dei carburanti, tuttavia i fattori scatenanti si stavano "gonfiando" dopo che la fame aveva raggiunto nel Paese livelli insopportabili, mentre il tasso di disoccupazione era arrivato a più del 40%.
Il presidente Bakiyev ha rappresentato un esempio di opportunismo politico e manipolazione della sovranità nazionale, affidandola ai maggiori contribuenti del Paese. Ha trasformato la capitale in un bordello per le forze americane, più di 35mila soldati provenienti dall' Afghanistan l'hanno visitata ogni mese, per trascorrervi una piacevole vacanza o come punto di partenza per altri punti del mondo.
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Ha corteggiato Mosca, facendo intendere la sua disponibilità a chiudere la base aerea americana di Manas, vicina alla capitale, durante la sua ultima visita. I russi hanno risposto immediatamente a questo corteggiamento e hanno proposto un aiuto di 2 miliardi e 250mila dollari. Poi ha portato l'offerta agli americani che lo hanno pagato di più, aumentando l'affitto annuale della loro base (180 milioni di dollari) di tre volte, denaro che è finito per la maggior parte nelle tasche della sua famiglia.
Ma non gli è bastato, una società appartenente ad un membro della usa famiglia ha ottenuto un generoso contratto per la fornitura di carburante agli aerei americani, oltre alle necessità alimentari. E' ironico che gli americani, difensori della democrazia e della trasparenza, paladini della lotta alla corruzione, fossero i più felici per questo accordo. L'amministrazione Obama, come quella del presidente Bush, sapeva di tutte queste trattative corrotte; tuttavia quando la scelta è tra stabilità e democrazia (con tutti i suoi corollari) sceglie la prima, favorendo i suoi interessi e mantenendo la base. Questo spiega il sostegno a numerose dittature corrotte nella regione araba.
Il Kirghizistan è un Paese ai confini del più grande progetto di democrazia occidentale al mondo, cioè l'Afghanistan, sotto la cui bandiera vengono uccisi quotidianamente soldati americani, questo però non impedisce a Washington di tacere sulla lista nera e le malefatte del presidente kirghizo nell'ambito dei diritti umani, come l'uccisione dei giornalisti, la censura della stampa, i processi agli esponenti dell'opposizione secondo le leggi d'emergenza.
La domanda che si pone con forza riguarda le cause che portano a queste rivolte popolari che terminano col rovesciamento di regimi corrotti in Paesi come il Kirghizistan in Asia centrale e la Bolivia in America Latina: non ne vediamo di esempi simili nelle nazioni arabe?
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Le condizioni del Kirghizistan sono indubbiamente più favorevoli di quelle di Paesi arabi come l'Egitto, per questo vediamo il suo piccolo popolo che sfiora i 5 milioni di abitanti scendere nelle strade chiedendo cambiamenti e riforme.
Ma lasciamo stare l'Egitto e passiamo in Cisgiordania dove il popolo palestinese vive sotto l'occupazione, è oggetto di ogni tipo di umiliazione ai check point israeliani, vede i suoi luoghi santi venire "ebreizzati" alla luce de sole e nonostante ciò non assistiamo ad una sola manifestazione di protesta contro il potere o contro la "pace economica" che sta realizzando il ministero del signor Salam Fayyad.
Alcuni discutono se non siano la repressione sanguinaria dei regimi arabi e le loro forze di sicurezza a spingere le masse all'arrendevolezza ed alla sottomissione, ed è vero, ma le forze dell'ordine kirghize hanno dimostrato di essere più repressive e feroci aprendo il fuoco sui dimostranti ed uccidendone cento. Incuranti di questo hanno perseverato nella loro marcia di protesta, fino ad irrompere nel Palazzo della Repubblica e a dargli fuoco.
I popoli vivi sono quelli che si oppongono a repressione e terrorismo in nome dei loro diritti fondamentali e per la difesa dei loro interessi, sono quelli che si sacrificano per questo scopo nobile, sembra quindi che la questione non riguardi solo i governanti arabi ma anche i popoli.
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Quello che sta accadendo in Kirghizistan è un fenomeno che deve essere studiato dai governanti e dai popoli arabi, questo popolo ha pochi numeri (solo 5 milioni di abitanti) ma una grande volontà e determinazione, ha combattuto corruzione e nepotismo, ha rovesciato il presidente, la sua famiglia e il suo erede.
Ma forse la lezione più importante è per quei leader arabi che ritengono che le basi straniere possano riservare una protezione a loro e ai loro governi quando la strada insorge per destituirli e introdurre riforme politiche e democratiche reali.
Avvertiamo un senso di sconfitta meditando sulle nostre condizioni: i muri sono caduti (Berlino), le dittature più dure, di sinistra e di destra, sono crollate e divenute Storia, i valori democratici hanno raggiunto le repubbliche delle banane, ma nonostante questo il mondo arabo persiste nel suo stato, o addirittura peggiora, laddove la maggior parte dei suoi governanti soffre di vecchiaia, di tumore, o di entrambi.
Articolo apparso sul quotidiano Al-Quds al-arbi del 10 aprile 2010, scritto dal direttore 'Abd al-Bari 'Atwan