mercoledì 30 giugno 2010

Al-Asad a Cuba dopo i festeggiamenti in Venezuela: l'unico sinonimo di terrorismo è Israele.






Ziad Haydar


Caracas – Il presidente siriano Bashar al-Asad ed il venezuelano Hugo Chavez sono usciti spesso dal protocollo durante i due giorni scorsi, esprimendo un calore umano e politico condiviso tra loro due, tra i due popoli e i due Paesi. Al-Asad ha descritto il suo omologo venezuelano come “un simbolo della resistenza per America latina, la regione araba ed il mondo intero” mentre Chavez  ha decorato il suo ospite siriano con la fascia del liberatore Simon Bolivar ed una copia della sua spada, elogiandolo e definendolo uno dei “redattori” del nuovo mondo.

domenica 27 giugno 2010

El Baradei organizza ad Alessandria una grande manifestazione contro la tortura





L'ex direttore generale dell'Agenzia Internazionale per l'energia atomica (IAEA) Mohammed El Baradei ha condotto una manifestazione contro la tortura ad Alessandria coinvolgendo circa quattromila persone, portando avanti in maniera decisa la sua campagna per il “cambiamento” dopo che sembrava avesse rallentato leggermente negli ultimi due mesi.
Al suo arrivo ad Alessandria, poco prima del mezzogiorno di venerdì, El Baradei, che è diventato il più forte oppositore del regime del presidente Hosni Mubarak, ha porto le sue condoglianze alla famiglia del giovane Khaled Said (29 anni) il quale supportava l'opposizione egiziana e che gli uomini della sicurezza hanno picchiato a morte ai primi del mese, mentre il ministero degli interni sostiene che sia morto per aver ingerito un rotolo di Banghu, un tipo di marijuana molto diffuso in Egitto.

giovedì 24 giugno 2010

Mubarak: la causa palestinese, il Golfo ed il Nilo minacciano l'Egitto.






Mubarak non vede nel suo regime una minaccia per l'Egitto (Muhammad Abd el-Ghani - Reuters)


Il presidente egiziano Hosni Mubarak ha detto che la causa palestinese, la situazione nella regione del golfo e la crisi delle acque del Nilo rappresentano i più importanti pericoli, crisi e minacce nei confronti dell'Egitto in questa fase attuale. Ha detto ad un gruppo di membri del Partito Nazionale Democratico (al potere) che il suo governo deve prendere l'iniziativa attivamente “per soddisfare i bisogni particolari della regione per quanto riguarda le crisi, le minacce ed i pericoli, deve fare i conti con la complessità della situazione nello scenario palestinese e nella regione del golfo e deve continuare il dialogo con i Paesi del bacino del Nilo”.
Mubarak ha assicurato ai membri del partito che sono stati eletti o nominati nel Consiglio della Shura che egli “si occuperà di tutte quelle questioni per garantire la sicurezza nazionale dell'Egitto ed i suoi interessi, garantirà al popolo la fornitura di acqua, energia e sicurezza alimentare e ne proteggerà i figli dai pericoli del terrorismo”. Ha assicurato che la questione palestinese “rimarrà una priorità assoluta per la politica estera egiziana” aggiungendo che “l'Egitto si adopererà per levare il blocco israeliano dalla Striscia di Ghaza” ed ha assicurato la propria opposizione a ciò che ha definito “i tentativi di Israele di sottrarsi ai propri obblighi nei confronti della Striscia e di rovesciarli sull'Egitto”.
Mubarak ha ribadito che l'Egitto si rifiuta di “consacrare la divisione tra la Striscia di Ghaza e la Cisgiordania” sottolineando che “insieme rappresentano i territori occupati sui quali si fonda lo Stato palestinese indipendente con capitale Gerusalemme Est”.
(U.P.I.)




Articolo originale disponibile su al-Akhbar

martedì 22 giugno 2010

Ambienti turchi sospettano legami tra Israele e i ribelli curdi

Alcuni ambienti del governo turco sospettano che dietro l'escalation delle operazioni dei ribelli curdi nel nord del Paese verificatasi a partire dal marzo scorso ci sia l'entità sionista.
Gli scontri tra il PKK e l'esercito turco hanno fatto circa 130 morti tra i separatisti e più di 43 tra i militari turchi.

Secondo il sito turco “Cause on line” alcuni ambienti ufficiali turchi evocano l'eventualità che l'entità sionista stia apportando un sostegno militare ai gruppuscoli armati curdi, spingendoli a portare avanti le loro azioni militari contro le forze turche.

Women for Gaza I

Sulla scia della Gaza Freedom Flotilla e della Rachel Corrie si prepara a violare il blocco imposto a Ghaza una nuova missione navale, la Women for Gaza. La nave, il cui nome è Maryam, in onore della madonna, ed il cui equipaggio sarà composto da attiviste musulmane e cristiane, partirà dal Libano e porterà aiuti umanitari.
Non potendo definire queste donne come terroriste Israele ha già trovato l'alternativa, il ministero degli esteri israeliano ha affermato infatti che la partenza della nave verrà considerato un atto ostile ed i passeggeri verranno trattati come appartenenti ad uno Stato nemico (ma quale, il Libano?). 
Comunque per non farsi mancare nulla ha già denunciato la possibile infiltrazione di Hezbollah nell'operazione. Il partito sciita ha negato però qualsiasi coinvolgimento, preferendo restare estraneo alla questione.






Questo articolo non è una traduzione ma un originale, per evitare confusione d'ora in poi utilizzerò un carattere courier per i testi originali, mantendo il verdana per le traduzioni.

domenica 20 giugno 2010

Paesi africani cercano di contrastare la desertificazione.





Roma, Beirut - “Al-Hayat”


Undici capi di Stato africani si sono riuniti nella capitale del Chad, N'jamena, per discutere dell'avanzata del Sahara nel continente africano e per sostenere il progetto di creazione di una cintura verde di alberi atta a bloccare il deserto. Questo è quanto afferma il sito della BBC.


Il progetto comprende la messa a dimora di alberi che formino una cintura larga 15 chilometri e lunga 7000 che vada dal Senegal, ad ovest del continente, fino a Gibuti, ad est. Il progetto che si chiama “La grande muraglia verde” è passato con il sostegno di 11 Paesi dell'Unione africana. L'idea era nata cinque anni fa ma non venne realizzata per mancanza di fondi. Gli esperti temevano una mancanza di cure adeguate per gli alberi dopo la loro messa a dimora.

sabato 19 giugno 2010

Vietata “Al-Aqsa”: terrorismo informativo francese





La decisione del governo francese di impedire le trasmissioni al canale satellitare “Al-Aqsa” attraverso il satellite “Eutelsat” rispecchia la posizione di Israele e dei suoi sostenitori nei governi occidentali. La Francia in particolar modo riflette una delle cause dell'odio crescente nei Paesi arabi e musulmani verso questi governi, smentendo tutte le sue pretese libertà di espressione, di diritti umani e di stato di diritto che vanta giorno e notte. La decisione è illegale, immorale e rappresenta il trionfo dei potenti di fronte ai deboli oppressi.
 Questa non è la prima volta che il governo francese si sottomette ai dettami e alle pressioni israeliane, ha esercitato la stessa repressione intellettuale diversi anni fa quando ha bloccato il canale “Al-Manar, dei libanesi di Hezbollah. Allo stesso modo tradì i valori di libertà e giustizia quando proibì la pubblicazione e la distribuzione di giornali iracheni o arabi contrari alla distruzione dell'Iraq come punizione per l'invasione del Kuwait nel 1990, cosa che non fecero tutti gli altri governi europei, compresa la Gran Bretagna, la quale era più coinvolta nella liberazione del Kuwait e diede il più grande contributo di forze armate del deserto dopo gli Stati Uniti.

giovedì 17 giugno 2010

Indignazione in Libano per aver rifiutato i diritti ai Palestinesi



I deputati degli schieramenti del Partito dei Falangisti, delle Forze Libanesi e del Movimento Patriotico Libero al parlamento libanese hanno rifiutato il progetto di legge teso a dare diritti civili ai profughi palestinesi nel Paese. Il fatto ha suscitato le critiche di alcuni poteri giuridici che lo hanno descritto come deludente.
I deputati di questi schieramenti contrari al progetto hanno votato durante una seduta legislativa tenutasi oggi in Parlamento.
Il primo ministro Saad al-Hariri al termine della seduta ha detto che il rifiuto di dare diritti civili ai Palestinesi è un investimento in un progetto terrorista futuro.
I deputati del Raggruppamento Democratico Parlamentare guidato da Walid Jumblatt hanno proposto all'Assemblea quattro disegni di legge che permetterebbero ai Palestinesi di lavorare, avere proprietà, beneficiare della sanità e della previdenza sociale in base a regole precise.

sabato 12 giugno 2010

Pizza, sole e mandolino

Non fa mai male ricordarsi che gli arabi non sono cammelli, deserto e donne velate...






Ora è il turno di Erdogan







  • Turco a destra: Contribuite con i vostri fratelli turchi a rompere l'assedio di Ghaza. Unitevi alla Freedom Flotilla.
  • Arabo a sinistra: Fratello, ti giuro, sono impegnatissimo!!! Ho quattro figli sulle spalle: Nasser, Yasser, Saddam e Nasrallah!!! Ed il quinto è in arrivo!!! Ma ti giuro che lo chiamerò Erdogan!!!





Vignetta di Mahjoob apparsa su Al-Quds Al-Arabi del 9 giugno.

giovedì 10 giugno 2010

O Dio, o clemente, proteggi Erdogan (Ya Allah, Ya Rahman, ihfazh Erdogan!)





di Ibrahim al-Amin




I


Eddie Abillammaa, esponente di spicco delle “Forze libanesi”, stava tornando a casa sua dopo aver partecipato ad un sit-in di solidarietà con la Flotta della Libertà. Non sentiva la necessità di parlare della cosa. Ma la sua famiglia gli chiese: “Dove sei stato?”. 
Rispose con calma, preparandosi un bagno caldo: “Abbiamo partecipato ad una protesta di fronte alla sede delle Nazioni unite nel centro di Beirut”.
I commenti arrivarono immediati: “Ci sono sviluppi per quanto riguarda il Tribunale internazionale?”.
Rispose con voce fioca: “Si tratta di un'altra cosa, stavamo manifestando per quelli che sono stati presi da Israele sulle navi in mare”.
-Perché Israele l'ha fatto?-
-Si stavano dirigendo verso la Striscia di Ghaza per forzare il blocco.-
-Si, ma perché Israele l'ha impedito? L'assedio non è a causa di Hamas?-
-E' vero, Hamas è la causa, ma c'è un blocco e il divieto di far arrivare cibo ed aiuti alla gente, chi è venuto era solidale da un punto di vista umanitario non politico.-

martedì 8 giugno 2010

Erdogan: Israele pagherà il prezzo. Al-Asad: sosteniamo qualsiasi risposta turca



Iran: tre navi e un aereo carichi di aiuti per Ghaza e ventimila volontari. Esponente di Hezbollah: la carovana iraniana avrà conseguenza negative.

Damasco: Suad Jarus – Beirut: Paula Astih
Il presidente siriano Bashar al-Asad condanna Israele per l'uccisione “volontaria e premeditata” dei volontari della Freedom Flotilla, annunciando la sua disponibilità a “procedere senza esitazioni a qualsiasi decisione che il governo e del popolo turco prendano nei confronti dell'attacco israeliano”. Da parte sua il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha sostenuto che “i pretesti israeliani sono deboli e non convincono nessuno”. Erdogan ha accusato Israele di aver mentito e ha detto che “ne pagherà il prezzo”. 

domenica 6 giugno 2010

Le autorità yemenite arrestano più di trenta stranieri con l'accusa di appartenere ad al- Qaida.



Sana'a – Fonti della sicurezza yemenita hanno comunicato domenica all'agenzia France Press che le autorità yemenite nei due mesi scorsi hanno arrestato più di trenta stranieri con l'accusa di appartenere ad al-Qaida. La maggior parte di loro era in Yemen per studiare l'arabo e tra di essi c'erano tre francesi, un inglese ed un americano. Le fonti ricordano che le forze di sicurezza hanno arrestato in aprile e maggio oltre ad una trentina stranieri anche alcuni yemeniti. In maggioranza studiavano arabo presso l'Istituto di Sana'a per la lingua araba, dove aveva studiato il nigeriano Omar Faruq Abd al-Muttalib, che tentò di far esplodere un aereo americano a Natale.

sabato 5 giugno 2010

Erdogan: non volteremo le spalle a Gerusalemme



Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di aver informato gli Stati Uniti del fatto che non accetta la classificazione del Movimento di resistenza islamica (Hamas) come organizzazione terroristica.

Ha aggiunto che Hamas è un movimento di resistenza che combatte per difendere la propria terra ; che molti dei suoi membri sono incarcerati nelle prigioni israeliana e benché abbiano vinto elezioni democratiche sono stati privati del diritto di governare.

 
Destino condiviso

Erdogan ha detto che l'attacco israeliano alla Flotta della libertà lunedì scorso all'alba nelle acque internazionali del Mar Mediterraneo "mostra la situazione di inaffidabilità e di scontro" che sta attraversando il governo israeliano.

In un discorso tenuto alla folla riunitasi a Konya per commemorare i martiri caduti nell'attacco israeliano ha assicurato che “se il mondo ha voltato le spalle alla Palestina la Turchia non le volterà mai né a Gerusalemme né al popolo palestinese”.

giovedì 3 giugno 2010

Non siate tristi... è un grande risultato



di Abd el Bari Atwan, direttore del quotidiano al-Quds al-Arabi

E' certo che Benyamin Netanyahu, primo ministro israeliano, ed i membri dell'estrema destra del suo governo non immaginano quanto sia grande la vittoria che hanno regalato al popolo palestinese ed alle nazioni arabe e musulmane commettendo il massacro di “Freedom Flotilla”  nel mar Mediterraneo, uccidendo una ventina di attivisti e ferendone decine.
E' vero che abbiamo perso venti martiri in maggioranza turchi, ma abbiamo guadagnato settanta milioni di turchi alla principale causa musulmana, i quali hanno preso posizione con forza.
Il sangue turco ha stretto insieme le loro controparti algerina, palestinese e di più di cinquanta nazionalità diverse provenienti da tutto il mondo islamico e non; questo sangue è stato il detonatore per un risveglio massiccio in tutta la Turchia ed esibirlo potrebbe spingere molti a chiedere vendetta.
I massacri perpetrati da Israele, sia in terra, a Ghaza, che in mare, intercettando navi di aiuti umanitari, equivalgono alle decine di anni di sforzi e alle centinaia di miliardi che gli arabi ed i musulmani avrebbero potuto spendere per mostrare il volto sanguinario e l'arroganza degli israeliani a tutto il mondo.

martedì 1 giugno 2010

Il romanzo saudita moderno, un mezzo per infrangere i tabù



Riyadh – Un vento fresco soffia sul romanzo saudita grazie alla nuova generazione di scrittori che non esita a trattare argomenti delicati ed infrangere tabù in un Paese che impone la censura e proibisce teatro e cinema. Ma nonostante nel regno sia proibita la vendita di gran parte di questi nuovi romanzi, essi sono disponibili nei restanti Paesi arabi ed i sauditi li portano con sé di ritorno dai loro viaggi oppure se li procurano internet.

Il romanziere saudita Abdu Khal ha vinto, il marzo scorso, il premio Booker per il romanzo arabo  (Internation Prize for Arabic Fiction) che viene assegnato ogni anno, grazie al suo libro “Lancia scintille” [ترمي بشرر] che racconta con crudezza le fasi dell'ascesa di un palazzinaro.

La narratrice saudita Badriyya al-Bashar ha detto all'agenzia francese France Press che “c'è un'intera generazione di scrittori che utilizza una lingua nuova, semplice e diretta per affrontare temi non trattati in passato, come il diritto della donna ad amare od a lavorare”.